Intervista a Riccardo Conti, vice presidente della Provincia di Firenze

Anche Lei é stato tra gli "Angeli dei fango" in quella triste occasione, ci racconti la sua esperienza.

Si quando ci fu l'alluvione io avevo 15 anni e seguii mio fratello maggiore che poi diventò uno storico dell'arte. Fu lui che vide per primo il Cristo del Cimabue distrutto in Santa Croce e ne rimase scosso. Io venni mandato a lavorare alla Biblioteca Nazionale e alla Vieusseux per recuperare i libri alluvionati.

Cosa ricorda di quei momenti?

Ricordo la grande capacità di reazione dei fiorentini. Si erano mossi tutti dai singoli individui alle parrocchie e i circoli. Ci fu subito solidarietà tra i fiorentini. Come si sa la solidarietà chiama solidarietà. E ricordo il terribile puzzo di nafta. Ricordo anche i fischi che i volontari fecero quando arrivò l'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e il direttore della Biblioteca Nazionale Emanuele Casamassima gli disse: "Presidente, ci lasci lavorare". Questo fu l'anticipo delle proteste politiche che sfociarono nel 1968.

Cosa successe dopo l'alluvione?

La gestione del dopo alluvione fu un esempio di "Bargellinismo" e di gestione della Democrazia Cristiana. Le risorse economiche vennero sparpagliate. Ci fu una politica tipicamente democristiana di assistenzialismo. Per Firenze fu un'occasione sprecata che ridette alimento al conservatorismo fiorentino. Fu una delle pagine più mediocri della storia della città.

A trent'anni di distanza dall'alluvione del 1966 l'Arno é ancora pericoloso?

L' insicurezza rispetto alle alluvioni millenarie é un fatto col quale bisogna convivere. L'Arno é un torrente che quando é in piena diventa pericoloso e bisogna imparare a conviverci, come fanno i giapponesi coi terremoti. Non credo che Firenze viva sotto l'incubo dell'alluvione. Oggi il bacino non é sicuro e dal 1966 a oggi la situazione é peggiorata perché l'Arno non può muoversi liberamente. Per questo motivo la città di Pisa ne é il punto più delicato anche se sono stati fatti diversi lavori. Gli Enti Locali hanno fatto grossi passi e come Provincia di Firenze vogliamo aprire un grande parco territoriale lungo il bacino. Oggi stiamo recuperando una grossa cultura ambientale ma per avere più sicurezza ci devono essere regole edificatorie di salvaguardia dei vincoli che impediscono l'edificazione selvaggia, inoltre ci vuole anche una cultura della sicurezza basata sulla protezione civile. Nelle zone alluvionabili bisogna creare agricoltura e altre attività che creano reddito perché la salvaguardia del bacino dell'Arno non deve essere un concetto passivo.

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