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Tratto da "La Maremma etrusca"
© Edizioni Medicea - via L. Gordigiani, 40/c - 50127 Firenze




La Maremma Etrusca

Vi vogliamo suggerire di visitare l'affascinante Maremma etrusca che comprende le seguenti località: Roselle, Populonia, Vetulonia, Massa Marittima (e lago dell'Accesa), Talamone, Orbetello, Ansedonia, Marsiliana, Saturnia, Sovana, Pitigliano, tutte in provincia di Grosseto. Un'area che estende sulla costa del promontorio di Piombino all'Argentario e, verso l'interno, dal versante meridionale delle Colline Metallifere alla valle del Flora, la pendice orientale dell'Amiata. Una generale mitezza dell'aria caratterizza tutta la fascia costiera della Maremma: una clima marittimo mediterraneo dove l'inverno è generalmente temperato, l'estati sono fresche e asciutte. Potete scegliere come vostra base maremmana le città di Grosseto oppure Massa Marittima o Follonica, Piombino, oppure Punta Ala, Orbetello o un paese dell'Argentario. Se scegliete Grosseto potete visitare i luoghi etruschi, la città antica, il Duomo (all'interno un fonte battesimale, la Madonna delle Grazie di Matteo di Giovanni (1430-1495)), la chiesa di San Pietro con un abside romanica, quella di San Francesco con un Crocefisso attribuito al primo periodo di Duccio di Boninsegna (1255-1318). Naturalmente il Museo Archeologico (recentemente riaperto) con importanti testimonianze etrusche, oltre che preistoriche, romane e medievali, nonché pitture di Segna di Bonaventura (1298-1327), di Donato Martini, del Sassetta (1400-1450).

 

Come si mangia in Maremma? Bene, e non solo al tempo degli Etruschi ma anche oggi. Qui gli allevamenti di bestiame hanno una lunga tradizione, specialmente allo stato brado, e il pesce, a cominciare da quello della laguna di Orbetello. La Maremma è sempre stata zona di caccia e quindi cinghiali ma anche caprioli, fagiani, lepri si trovano nei menù tradizionali di ogni ristorante. I piatti più famosi sono acquacotta, scottiglia, buglione, pappardelle alla lepre, ecc. Se in Maremma si mangia bene, vi si beve ancora meglio. Non potete non assaggiare l'Ansonica vino degli Dei, un vino molto importante, molto buono e per fortuna poco conosciuto perchè la sua produzione è assai limitato. Insieme naturalmente al Morellino di Scansano e al Bianco di Pitigliano, al Parrina, al Monteregio di Massa Marittima.


Olpe - Museo Archeologico di Grosseto

E gli Etruschi cosa mangavano? Dobbiamo premettere che presso i popoli antichi, specialmente dell'età arcaica, ma anche in quella successiva, il consumo di carne per l'alimentazione era assai limitato. Questa era prevalentemente a base vegetale. Non perchè disdegnassero la carne, anzi ne erano golosi. La spiegazione può trovarsi nella considerazione che gli animali domestici, specialmente gli equini (cavalli e muli) ma anche i bovini (buoi e vacche) e gli ovini (pecore e capre) svolgevano una funzione più importante di quanto non fosse quella alimentare. Infatti, cavalli, muli e buoi fornivano energia da traino, da trasporto. Erano, cioè, le ferrovie dell'epoca, e non conveniva certamente abbatterli - e mangiarli - se non in casi eccezionali e quasi sempre per incidenti o fine naturale. Vacche, pecore e capre fornivano latte e quindi formaggi, dei quali gli antichi facevano grande consumo, perciò, finchè erano in grado di svolgere questa funzione, non venivano macellate. Le pecore, poi, fornivano la lana e quindi gli indumenti. Tutti animali che, conseguentemente, non conveniva assolutamente abbattere. Restava il porco che non era in grado di svolgere altra funzione se non quella alimentare. E' quindi per questo che, quasi sempre, il maiale era l'animale sacrificato agli Dei e poi mangiato dagli uomini. Possiamo osservare come le grandi feste religiose fossero occasioni per grandi banchetti senza distinzione di classe, e che quindi, forse, l'adorazione verso gli Dei poteva nascondere il desiderio di poter, almeno in quelle occasioni, mangiare carne. C'era la selvaggina, che era si abbondante ma l'attrezzatura da caccia degli antichi davano scarso affidamento su questa quale possibile fornitrice di carne, per cui i prodotti dei campi erano i più sicuri e affidabili. Era più facile la pesca e per questo erano gran consumatori di pesce. Comunque gli Etruschi praticamente mangiavano quello che anche i Romani, più tardi e magari con più raffinatezza, avrebbero mangiato: carni di porco, oche, pecore, cacciagione, caprioli e cinghiali. Con la differenza che i loro animali non erano allevati con gli ormoni, la frutta non era cosparsa di fitofarmaci, i polli non erano cresciuti in batteria, il vino non conteneva metanolo (al più poteva essere mascherato con l'acqua), le braciole non si restringevano durante la cottura, non venivano utilizzati conservanti chimici. Non conoscevano il nostro progresso, insomma. Naturalmente il pane, di grano ma anche di biade, era il cibo quotidiano più comune, specialmente per le classi più povere. Mangiavano abbondanti polente di grano condite con buon sugo di cinghiale, zuppe di farro, minestra di legumi. Molto usato era il miele che serviva anche alla conservazione degli alimenti come pure l'olio di oliva (il grasso degli animali, quello di scarto, e i residui dell'olio e della sua lavorazione, venivano utilizzati per l'illuminazione). Gli Etruschi erano anche gran consumatori di pesce sia fresco sia conservato. Per conservarlo usavano il sale e anche l'aceto. Il vino, come si è detto, lo preferivano buono dato che ne erano produttori provetti. Producevano anche vini aromatici che troveranno poi nei Romani dei formidabili consumatori. Le polpette, sia di carne che di pesce, condite con erbe aromatiche, erano molto frequenti. Bietola, cicoria, agli, cetrioli, lattuga, fagioli, piselli, cipolle crude o cotte, facevano parte dell'alimentazione degli Etruschi. Erano grandi consumatori di fave e anche di formaggi. Il pollame era cucinato in tanti modi: lesso, in umido, arrosto, fritto, con salse piccanti, farcito. I dolci erano a base di pinoli, latte cagliato, farina, miele. Possiamo dire che gli Etruschi mangiavano, sostanzialmente, più o meno, come si mangia oggi in Maremma. La lepre al forno, farcito con un trito di ghiande, è di sicura origine etrusco. Cosi come è di origine etrusca la scottatura del cervella e dei fegatini prima dell'uso e la frollatura delle carni prima della cottura.

Ulivo della Strega

La ricchezza degli Etruschi era basata su due principali attività: quella agricola e quella arigianale ambedue sostenute e incentivate da un'innata, eccezionale, abilità commerciale. Il possesso di importanti miniere, la straordinaria capacità di utilizzarle nonchè l'ottima manifattura del ferro, rame e stagno (da cui lega rivavano il bronzo), argento e piombo erano alla base dell'imponente attività industriale etrusca (in particolare di Populonia), mentre la coltivazione di grano, vino, olio, l'allevamento del bestiame ne costituivano, insieme alla pesca, l'importante settore agroalimentare. Gli Etruschi sono stati maestri nella tecnologia delle terre cotte, specialmente di quelle architettonico-decorative: perfetta la cottura degli impasti e grandissima la resistenza. Producevano pezzi unici ed anche, con gli stampi, in serie. L'artigianato etrusco di Vetulonia, Roselle, Populonia e delle altri città era famoso e ricercato nel mondo quanto oggi quello toscano. Non per nulla i Toscani sono i diretti discendenti degli Etruschi. Nelle virtù e nei vizi.


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