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di Gloria Chiarini


Sulle strade del Medioevo

Si parla molto, in questi ultimi anni che ci separano dal Duemila, di un altro momento di trapasso, quello che accompagnò le genti del Medioevo verso l'Anno Mille. Si riscoprono le grandi vie di pellegrinaggio che attraversavano l'Europa collegando i principali centri devozionali: Santiago di Compostella, Roma, Gerusalemme. Si ricordano i centri abitati che sorsero lungo queste strade e gli innumerevoli "spedali" nati per ospitare i viandanti, oppure le pievi, gli oratori, i tabernacoli edificati per accogliere le loro preghiere. La Toscana tutta fu coinvolta in quel processo, attraversata com'era dalla più importante di queste strade, la Via Francigena, nata appunto per collegare il nord al sud, la terra dei Franchi e la Valle Padana a Roma. Esiste, già da due anni, un progetto della Regione Toscana teso a ricercare le tracce della Francigena, a valorizzarne il significato, a ripristinarne interi chilometri di tracciato e a restaurare chiese e conventi sorti lungo il suo percorso: tutti monumenti in stile rigorosamente romanico, perchè quello era il linguaggio artistico dell'epoca.
Ma in tempi in cui si parla di Francigena si deve anche ricordare che c'è un borgo, poco fuori Firenze, che conserva intatto il fascino di un'epoca, quella medievale, che le dette origine nelle forme che ancora oggi vediamo: Bagno a Ripoli.
Situata al centro di un nevralgico sistema di strade, fra l'antica Cassia, la via dei Sette Ponti e le vie di transumanza dei pastori maremmani, la vasta area di Bagno a Ripoli è oggi una tranquilla ed elegante zona residenziale, accanto all'uscita Firenze Sud dell'Autostrada del Sole e a pochi chilometri dal centro di Firenze, comodamente raggiungibile con i mezzi pubblici (autolinee Ataf, Sita, Cap). Sul suo territorio comunale, disteso fra l'Arno e le colline del Chianti, sono compresi anche altri centri, analoghi per storia e insediamenti: Antella, il cui nome ha origini etrusche, Ponte a Ema, Grassina, Osteria Nuova, San Donato in Collina... tutti egualmente antichi, tutti da visitare, tutti legati fra loro da un sistema viario, devozionale e ambientale di incomparabile bellezza.
Bagno a Ripoli può vantare un "Antiquarium", museo che raccoglie le testimonianze archeologiche della vita locale ai tempi degli etruschi e dei romani (per orari e informazioni tel. 055/6390357), e una serie sterminata e incantevole di quelle chiese e chiesette, pievi e tabernacoli, oratori e spedali che fiorirono in terra toscana per tutto il Medioevo.


Taddeo Gaddi: Crocifisso nella Chiesa di S. Giorgio a Ruballa

Servivano, come abbiamo detto, per accogliere viandanti, pellegrini e mercanti: tutta quella folla che, alla fine dei grandi conflitti e delle epidemie, aveva ripreso a circolare per l'Europa. Caduto dopo il Mille il terrore di una imminente fine del mondo una massa enorme di persone si mise "sulla strada": chi per andare in pellegrinaggio nei luoghi della Fede, chi per cercare lavoro, chi per scambiare merci nelle fiere e nei mercati. Avevano bisogno di dormire, mangiare, lavarsi e, magari, anche curarsi. Era il clero che si occupava di dar loro assistenza, e ce lo ricorda la tranquilla collina di Bagno a Ripoli, affacciata sulla riva sinistra dell'Arno.
Appena entrati nel territorio comunale, ancora vicino alla via di Villamagna, ecco gli Oratori del Crocifisso del Lume e della Santissima Annunziata e la Pieve di San Pietro a Ripoli, preceduta da un piccolo portico trecentesco e ornata di affreschi. Poco oltre, passato il centro abitato, è la bella chiesa di Santa Maria a Quarto, affacciata sul Pian di Ripoli, che conserva sulle pareti preziose tavole del Tre-Quattrocento toscano. Proseguendo lungo la strada provinciale (via Roma), si incontrano le case di Meoste, località che indica come qui vi fosse un luogo di sosta e di ristoro (di altri si incontra il ricordo nei nomi Osteria Nuova, Bottega Nuova, Il Camicia...).
Nel borgo della Croce a Varliano si vedrà l'antico Oratorio della Santa Croce, un tempo luogo di sosta delle processioni e, giunti in località La Fonte, si potrà effettuare una piccola deviazione verso le chiese di Santa Lucia a Terzano, fondata all'inizio del Mille su uno sperone di roccia, e Santo Stefano a Paterno, ove fa ancora bella mostra di sé un Crocefisso antichissimo, che la tradizione vuole dipinto, alla fine del XIII secolo, da un seguace di Cimabue, probabilmente Gaddo Gaddi, capostipite della dinastia che darà alla pittura i famosi Taddeo e Agnolo. Di Taddeo, il più celebre allievo di Giotto, si conserva da queste parti un altro Crocifisso, dipinto per San Giorgio a Ruballa.
Prima di raggiungere quest'ultima chiesa conviene però fermarsi all'Apparita - per ammirare uno stupefacente panorama di Firenze - e al Bigallo, per visitare il complesso monumentale dello Spedale che da questo luogo prese il nome. Fra le più antiche Compagnie d'assistenza medievali, quella dello Spedale del Bigallo (dal 1245 Compagnia Maggiore della Vergine Maria) è la stessa da cui sarebbe nata la Misericordia fiorentina e fin da allora può vantare una sua Loggia (quasi una sede di rappresentanza) oggi trasformata in museo, nel pieno centro di Firenze, proprio in piazza del Duomo. Le tradizioni locali di ospitalità e meditazione vengono tutt'ora conservate nella zona grazie alla presenza dal Convento dell'Incontro, situato in un altro magnifico punto panoramico delle colline, affacciato su Villamagna e la Valle dell'Arno e circondato da un parco ricco di essenze arboree.
Tornando verso Osteria Nuova, ecco le due chiese di San Quirico e di San Giorgio a Ruballa: la prima già esistente nel XIII secolo, la seconda posta fin quasi dall'origine sotto il patronato della famiglia Bardi, i potenti banchieri fiorentini titolari, fra l'altro, anche della celebre cappella affrescata da Giotto in Santa Croce ai primi del Trecento. Per San Giorgio a Ruballa, i Bardi si rivolsero a due allievi del maestro: Taddeo Gaddi, autore qui del solenne Crocifisso dolente già citato poco sopra, e Maso di Banco, che nel 1336 vi lasciò un'importante tavola dov'è raffigurata la Madonna col Bambino e Angeli fra San Giorgio e San Matteo (ma la tavola è stata anche attribuita a Bernardo Daddi, altro allievo di Giotto, o al giovane Andrea Orcagna, tutti nomi che comunque testimoniano l'alta qualità del dipinto).


Ulivi della campagna di Bagno a Ripoli

Proseguendo sulla strada provinciale s'incontra poi il grosso borgo dell'Antella, la cui pieve romanica è stata molto rimaneggiata nei secoli, tanto che le opere più note conservate al suo interno appartengono ai secoli XVI-XVII (il pulpito, il fonte battesimale, due dipinti di Lorenzo Lippi e Simone Pignoni...). Da qui si raggiunge in breve anche l'Oratorio di Santa Caterina delle Ruote, costruito fra il 1348 e il 1387 dagli Alberti (la famiglia del famoso Leon Battista architetto) e decorato a fresco da Spinello Aretino. Pochi chilometri verso sud e il turista si trova davanti una delle tante ville di cui i Medici riempirono la terra fiorentina, scegliendo sempre - non occorre sottolinearlo - le zone migliori. E' la Villa di Lappeggi, acquistata nel 1569 e ristrutturata da Bernardo Buontalenti (l'architetto del Forte del Belvedere), che raggiunse la sua massima celebrità alla fine del Seicento come residenza del cardinale Francesco Maria de' Medici e sede delle sue raccolte artistiche.
Sono tante le famiglie nobili fiorentine che, a partire dal Medioevo, scelsero queste colline per le loro residenze di campagna: abbiamo citato Medici, Bardi, Alberti ma bisogna ancora aggiungere i Vecchietti, nella cui abitazione don Raffaele Borghini scrisse "Il Riposo", i Della Gherardesca, la cui villa di Mondeggi è oggi una rinomata azienda agricola, e soprattutto i Peruzzi, che insieme ai Bardi furono i più ricchi banchieri di Firenze prima che i Medici prendessero il potere e che qui ebbero vasti possedimenti e anche una fornace per la cottura di laterizi. Alle Corti a Ruballa si ammira ancora la mole fortificata della loro villa-fattoria "La Cortaccia", vicino alla quale é stato aperto il Centro Studi della civiltà contadina mezzadrile, con una piccola raccolta di oggetti di cultura materiale. Poco lontano è Villa La Tana, proprietà dei Peruzzi dal Duecento all'Ottocento, quando donna Emilia, moglie di Ubaldino Peruzzi, vi raccoglieva patrioti e letterati. Accanto è Villa Monna Giovannella, sede del Centro Sperimentale della Facoltà di Agraria dell'Università di Firenze.


La Pieve di S. Pietro a Ripoli.

Come si può capire, questa è infatti un'area di terra fertile e ben irrigata da borri e torrenti, dove l'agricoltura è sempre stata una fonte importante di guadagno, data anche la vicinanza del mercato di Firenze che ne poteva assorbire i prodotti alimentari. Oggi vi realizza i suoi esperimenti l'Università di Firenze, ma le straordinarie caratteristiche del suo terreno sono note fin dall'antico. Di un luogo in particolare, chiamato Fonte Santa, è stata sempre riconosciuta l'unicità. Si trova a sud-est di Firenze, in un'ampia zona boschiva tra il Poggio al Mandorlo e il Poggio di Firenze: se nel Seicento il conte Magalotti, studioso di agronomia, ne lodava la straordinaria situazione climatica, oggi Fonte Santa si è meritata la qualifica di "nicchia ecologica" per l'aria salubre e balsamica che, si è scoperto, arriva dritta dall'oceano Atlantico risalendo i 90 chilometri che la separano dal mare. Qui crescono pini marittimi, ginestre e orchidee, qui scorazzano ancora scoiattoli, istrici e cinghiali, mentre nelle pinete nidifica la poiana. Un luogo ideale per passeggiate nel verde, valorizzato anche dalla presenza di un rifugio costruito nel 1935 grazie all'aiuto volontario degli abitanti dell'Antella.


La fornace della Torre dei Peruzzi

Sono tante le bellezze naturali di questa terra, tante quante le memorie storiche che ne tappezzano strade e viottoli di campagna, come lo straordinario complesso delle Gualchiere di Remole, specie di monumento dell'archeologia industriale medievale sulle rive dell'Arno, dove la potente Arte della Lana possedeva un opificio in cui procedeva alla "gualcatura" dei suoi famosi panni di lana per dare loro compattezza e spessore prima di esportarli in tutto il mondo allora conosciuto. Della storia e della ricchezza di questa zona ci offre finalmente una esauriente panoramica la nuova guida edita per conto del Comune che, consigliando anche una serie di itinerari, giustamente ricorda la definizione di Bagno a Ripoli data da Emanuele Repetti nel suo "Dizionario geografico fisico storico della Toscana" edito nel 1833: "... il giardino più delizioso, più fruttifero, più fiorito, più popolato di ville, di palazzi, di chiese, di abitazioni fra quanti formano ghirlanda alla bella Firenze...".


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