Florence Art guide

Duomo: Affreschi

affresco
Affresco in S.Reparata (1350 ca.)

Affreschi

Se si escludono alcuni brani di affreschi due-trecenteschi ancora visibili nel transetto destro e fra i resti di Santa Reparata, le poche presenze pittoriche all'interno del Duomo appartengono al Rinascimento e al secondo Manierismo. Si comincia, nella navata sinistra, con i "finti" monumenti equestri a due condottieri che in guerra avevano reso preziosi servigi alla Repubblica fiorentina: l'inglese John Hawkwood (italianizzato in Giovanni Acuto) e Niccolò da Tolentino. Il primo, trasportato su tela come l'altro, è opera di Paolo Uccello (1436). Il secondo, ispirato al primo, è di Andrea del Castagno (1456) ed è probabilmente l'ultimo lavoro dell'artista.

giovanni acuto
Paolo Uccello,
monumento a Giovanni Acuto

Molto diversa la concezione pittorica che sta alla base dei due affreschi. Paolo Uccello imposta cavallo e cavaliere come una specie di "riassunto" (idealizzato e quasi cubista) delle varie parti di cui sono composti i due corpi. Due soli colori, rosso e verde, modellano una combinazione di curve: il collo, la groppa e il ventre del cavallo sono cerchi, così come l'uomo che divide in due l'animale è formato da un insieme di rotelle, bulloni e semisfere. Una concezione ben visibile anche nella grande Battaglia di San Romano degli Uffizi. L'opera non piacque ai committenti: il 28 giugno 1436 si ordinava all'artista di distruggerla e lo stesso Donatello rimproverava l'amico per aver disegnato un cavallo così poco vivo. Paolo si piega alle esigenze del pubblico, che non capisce la purezza delle sue forme, e ritocca l'affresco, ma un disegno conservato agli Uffizi ci mostra chiaramente i suoi intenti originari e avvicina le ricerche dell'artista alle più recenti esperienze del Novecento.

niccolò da tolentino
Andrea del Castagno,
monumento a Niccolò da Tolentino

Vent'anni dopo, l'affresco di Andrea del Castagno già preannuncia la crisi della pittura fiorentina: se Paolo rispettava il gioco della prospettiva fino a farne quasi il suo unico scopo, Andrea mette sopra tutto la potenza della linea e, come poi il Pollaiolo, fa del disegno non un'astrazione mentale ma la forza che sta alla base dello slancio creativo.

affreschi
Gli affreschi della Cupola

Ben più impegnativa e vasta fu l'impresa che portò ad affrescare la cupola del Brunelleschi, la cui superficie (4.000 metri quadrati) doveva forse in origine ospitare un mosaico a somiglianza del Battistero. Il soggetto scelto fu il Giudizio Universale e l'esecuzione fu affidata a Giorgio Vasari (1572-74), che seguì la scrupolosa formula iconografica controriformista ideata da don Vincenzo Borghini, Spedalingo degl'Innocenti. Alla morte del Vasari l'opera fu affidata al pittore Federico Zuccari, che la portò a termine fra il 1576 e il 1579.

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