Savonarola
un frate in San Marco
parte 3


E' una Repubblica sul modello veneziano quella che il Savonarola prospetta nella sua nuova Costituzione, con una Signoria di otto Priori e un Consiglio Maggiore composto di tutti i cittadini maschi che abbiano compiuto 29 anni, paghino le tasse e appartengano a famiglie che hanno rivestito cariche pubbliche nelle ultime tre generazioni: per ospitarli si ordina la costruzione in Palazzo Vecchio del Salone dei Cinquecento (opera del Cronaca, 1495). Ma in realtà il sogno del frate non è la restaurazione della democrazia ma piuttosto la creazione di una teocrazia: un giorno, fra l'entusiasmo della folla, fa proclamare Gesù Cristo re di Firenze. Ormai il predicatore è scomodo a molti. Sul seggio di Pietro siede Alessandro VI (dal 1492 al 1503), il papa Borgia di funesta memoria,e quel clero romano corrotto che finora non lo ha toccato per evitare ingerenze nella sfera di potere dei Medici decreta la fine del molesto ferrarese, che nel frattempo ha più volte scritto ai sovrani europei per incitarli a indire un Concilio che riformi la Chiesa: è giunta l'ora di accusarlo di eresia. Il Savonarola, abbandonato dal popolo già stanco di penitenze, viene arrestato il 9 aprile 1498 nel Convento di San Marco, dopo un giorno di assedio da parte della milizia della Signoria, e sottoposto ad una serie di processi farsa durante i quali si cerca di strappargli una confessione con la tortura. "Se la colpa non esiste bisogna inventarla" avrebbe detto ai giudici un certo ser Ceccone, notaio della Signoria. Ciò nonostante si devono fare e sciogliere almeno tre tribunali per trovare i giudici disposti a condannarlo a morte. Il 19 maggio arrivano a Firenze i commissari del Papa, incaricati del procedimento finale, il 20 maggio si svolge, fra altre torture, il terzo simulacro di processo che non si conclude neppure perchè quest'ultimo verbale di interrogatorio non viene né firmato né reso noto. Ma non importa: la sera del 22 maggio Girolamo Savonarola viene condannato a morte insieme a due frati di San Marco processati con lui, frà Domenico e frà Silvestro. La mattina seguente, il 23 maggio, i tre saranno infine impiccati e bruciati in Piazza della Signoria (il punto esatto è oggi segnalato da un tondo marmoreo).


lo studio di Savonarola
Il rogo, alimentato anche da polvere da bombarde, fornisce uno spettacolo apprezzato dal volubile popolo fiorentino,i cui bambini hanno in precedenza punzecchiato con rami aguzzi le piante dei piedi dei condannati lungo la passerella al patibolo. Le reliquie, oggi conservate in San Marco, sono trafugate da alcune donne che fingono di accostarsi al patibolo per raccogliere le ceneri per fare il bucato. Verso la fine dell'Ottocento, forse per farsi perdonare, Firenze dedicherà al Savonarola l'omonima piazza, dove nel 1921 sarà trasportata la sua statua (opera di Enrico Pazzi, 1876) posta in origine nel Salone dei Cinquecento. Un'itinerario fiorentino sulle tracce del Savonarola può essere oggi costituito da una visita in piazza Signoria (la lapide che ricorda il rogo), in Palazzo Vecchio (il Salone dei Cinquecento che ospitava il suo governo) ma soprattutto nel Convento di San Marco, dove è tutt'ora visibile, in fondo al corridoio sud del primo piano, l'alloggio dove il frate domenicano visse dal 1482 al '98. Qui, insieme a ritratti, reliquie e cimeli, non manca il modello di sedia comodo e austero che fu celebre in tutto il Rinascimento e che da lui prese il nome di "savonarola".

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