Silvia Messeri

Totò
dal varietà al cinema
1917-1945


Totò ritratto su un cammello nel deserto durante una tournée in Africa, Totò mentre bacia la caviglia di una ridente Anna Magnani, Totò giovanissimo durante il servizio militare. Sono alcune delle immagini della mostra fotografica Totò dal varietà al cinema 1917-1945, dedicata al grande comico italiano, che é stata a Firenze, nella Sala Oro del Teatro della Pergola, fino al 3 marzo. Curata dal giornalista Vincenzo Mollica, dal regista teatrale Maurizio Scaparro e dall' Associazione Antonio De Curtis, la mostra ci ha raccontato l'inizio della carriera di Totò, nei teatrini di Napoli, i primi passi sul palcoscenico del Teatro Jovinelli dopo il trasferimento a Roma; la proiezione continua di 6 film, dal '37 al '45, riguarda il debutto nel cinema ed il successo degli anni seguenti.


Una delle immagini di Totò
dal film "Due cuori fra le belve" del 1943
presenti alla mostra
Anche se sacrificati in uno spazio angusto, le fotografie, gli oggetti personali, le locandine dei primi films riescono a darci l'emozione che sempre prende quando si guarda, quando si ricorda Totò: "... Ricordate Totò? Che stupefacente, misteriosa apparizione! Quella faccia improbabile, una testa di creta caduta in terra da un trespolo e rimessa insieme frettolosamente prima che lo scultore rientri e se ne accorga; quel corpo disossato, di caucciù, da robot, da marziano, da incubo gioioso, da creatura di un'altra dimensione...". Così si chiude la mostra, con le parole e alcuni disegni di Federico Fellini che descrive il suo primo incontro con il grande comico. E ripensando a quella "faccia improbabile", ai gesti sincronizzati e snodati del suo corpo, alle sue smorfie, vien voglia di vedere la sua immagine prendere vita, staccarsi dai pannelli e scomporsi in mille pezzi in frenetici movimenti. Ma ancora Fellini ci aiuta a capire che "...Totò è un fatto naturale, un gatto, un pipistrello, qualcosa di compiuto in se stesso che è come è, che non si può cambiare, tutt'al più puoi fotografarlo...".

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a cura di
Silvia Messeri & Sandro Pintus

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