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di Gloria Chiarini


Il pozzo della Torre dei Pulci

Non esiste turista che, passando per Firenze, non si fermi nel piazzale degli Uffizi. Un po' per il richiamo degli straordinari dipinti della Galleria, un po' per ammirare l'originale architettura del palazzo, costruito da Giorgio Vasari in soli cinque anni (1560-65) su incarico del granduca Cosimo I de' Medici. E' il palazzo stesso, con la sua forma a ferro di cavallo e le due ali che si prolungano da Palazzo Vecchio fino all'Arno, a creare la piazza, sotto i cui portici si apre, sul lato ovest, via Lambertesca, una stradina che si inoltra nel cuore più antico della città, quello medievale in parte abbattuto dal Vasari per far posto alla sua creazione.


La Torre de' Pulci restaurata

E' in questo punto, all'angolo fra via Lambertesca e via dei Georgofili, che la notte del 27 maggio 1993 esplose l'autobomba mafiosa che causò cinque vittime e creò notevoli danni al patrimonio artistico fiorentino. Lo scoppio colpì le sale superiori degli Uffizi e, in basso, sventrò l'antica casa e torre dei Pulci, dove dal 1932 ha sede la storica Accademia dei Georgofili, specializzata fin dal 1753 negli studi di agricoltura e conservazione del territorio. Lo spaventoso spettacolo è ancora ben vivo negli occhi di chi prestò i primi soccorsi: la palazzina dei Georgofili, sopravvissuta alle guerre e alle alluvioni, sembrava questa volta colpita a morte. Metà della facciata (200 metri quadri) era scomparsa, frantumata dall'esplosione, mentre all'interno si apriva in profondità una voragine di circa dieci metri e l'intera parete sud, quella verso il Cortile delle Caldaie, minacciava di cadere essendosi spostata di 10 centimetri. L'altana-abitazione costruita in cima alla torre ai primi del Novecento era crollata, trascinando con le sue macerie i corpi delle quattro persone che la abitavano: la custode dell'Accademia, il marito e le due bambine, una di nove anni e una di soli due mesi. La quinta vittima fu invece uno studente che abitava nella casa di fronte, anche questa colpita in pieno dallo scoppio. Il suo volto ci viene incontro da un commovente libro di disegni e acquerelli realizzato dopo l'attentato terroristico dal pittore Luciano Guarnieri.


Durante i lavori di ristrutturazione

Tre anni sono passati. A tanta barbarie Firenze ha risposto come sempre, mettendosi subito al lavoro per rimarginare le ferite e per ricostruire "come era e dove era" tutto ciò che era andato distrutto. Messo in salvo il patrimonio librario dell'Accademia (50.000 volumi più le 4.000 Memorie dell'archivio dei Georgofili) e sgombrate le macerie, si è proceduto al consolidamento delle strutture rimaste in piedi e alla ricostruzione di quanto distrutto. Sono state usate tecniche tradizionali e insieme soluzioni di tecnologia avanzata: tegole e coppi vecchi fatti a mano, peducci e capitelli scolpiti dagli artigiani fiorentini ma anche iniezioni di malta, catene, piastre e bulloni in acciaio. Il restauro ha scrupolosamente rispettato un criterio fondamentale: lasciare in qualche modo riconoscibile dall'originale tutto quanto ricostruito. E cos" una linea a zig-zag segna nella grande Sala delle Adunanze al primo piano la frattura sul pavimento, là dove tutto è sprofondato, mentre sulla facciata un'altra linea, questa volta verticale, divide la decorazione antica da quella rifatta. Fra i danni irrimediabili c'è la perdita di due grandi tele del pittore Bartolomeo Bimbi. Il crollo causato dalla ferocia umana ha però anche portato a risultati inattesi e straordinari, come la scoperta di una serie di stanzette, circa sette, un tempo in uso all'Archivio di Stato, poi murate e dimenticate e oggi messe a disposizione dell'Accademia dei Georgofili. E soprattutto ha rivelato l'esistenza di un sistema scala-pozzo che dalle cantine sale ai piani superiori e che probabilmente è l'ultima testimonianza della casa che il Catasto fiorentino del 1427 assegna alla proprieta di Jacopo di Francesco de' Pulci, padre di quel Luigi amico di Lorenzo il Magnifico e autore del poema "Morgante". La casa e la torre conservano tutt'oggi il nome dei Pulci anche se per la verità fin dal 1433 il complesso risulterebbero passato ai Gherardini.


La scala scoperta durante i restauri

Il pozzo e la scala che gli gira intorno salendo fino all'ultimo piano della galleria degli Uffizi sono stati liberati dagli intonaci che li nascondevano, l'archivolto e i gradini in pietra serena restaurati e l'insieme forma oggi un tutto unico con gli ambienti dell'Accademia. La riscoperta, oltre a essere un premio insperato per chi ha lavorato al salvataggio della struttura, dimostra anche l'abilità di costruttore di Giorgio Vasari, che riuscì a inglobare senza distruggerla la vecchia torre dei Pulci nella rivoluzionaria architettura degli Uffizi.


Il pozzo ancora chiuso

Il progetto originario prevedeva infatti che ben 43 fra case e torri fossero espropriate e distrutte per costruire il nuovo palazzo degli "Uffici" ma Cosimo de' Medici ritenne che la spesa sarebbe stata alla fine troppo alta e cos" la maggior parte degli edifici si salvò pur ritrovandosi addossata alla nuova costruzione. La torre dei Pulci e i risultati di questo straordinario restauro sono visibili tutti i giorni seguendo l'apertura al pubblico dell'Accademia dei Georgofili: dal lunedì al venerdì pomeriggio in orario 15-18.30.


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